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Quando il gioco si fa duro

 

di Simone Trimarchi

 

 

Nel 2001 il Ministro della Cultura, Sport e Turismo della Corea del Sud Park Jie-Won pronunciò per la prima volta la parola esport, coniando un termine che oggi rimbomba nei trend economici e dell’entertainment mondiali.

 

Ma cosa sono, davvero, gli esport? In Italia si crede che i videogiochi siano ancora una perdita di tempo, quando va bene, e una grave dipendenza quando va male. In realtà il mondo del gaming rappresenta sempre di più un’opportunità lavorativa per i giovani di tutto il mondo. Il giro d’affari è in continua crescita anno dopo anno e si è attestato nel 2021 sui 180 miliardi di dollari: una cifra superiore a quella rappresentata da hollywood e dall’industria musicale messe insieme.

 

Grazie ai videogiochi si può diventare dei game designer, dei level designer oppure programmatori, grafici, autori di colonne sonore o beta tester. Professioni ormai affermate nel mercato del lavoro mondiale.

 

 

 

 

Oppure… si può giocare. Grazie ad una nicchia dell’industria del gaming, chiamata appunto esport (fatturato = 1.6 miliardi di dollari nel 2021), molti giovani sognano di diventare dei gamer professionisti come un tempo sognavano di diventare calciatori professionisti. Esistono tornei a cui assistono dal vivo 20000 persone in palazzetti stracolmi, osservati da casa sulle piattaforme streaming da milioni, in cui il montepremi può raggiungere i 6 zeri.

 

Non tutti, comunque diventano giocatori professionisti e bisogna capire, invece, quando si sta davvero perdendo tempo nell'inseguire una carriera in cui pochissimi riescono. Nel percorso però si imparano sicuramente molte soft skill, utili successivamente in molti ambienti lavorativi: i recruiter americani hanno già cominciato a preferire chi è riuscito a tenere in piedi un team di League of Legends durante i colloqui di lavoro. Tra cyber atleti diventati quindi oggi grandi imprenditori o influencer, il mondo dell'esport ha tantissimo da raccontare e molti miti da sfatare.



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Dalla cameretta agli stadi: esport, vivere giocando

con Daniela Andreini, Alessio Circolari, Michela “Banshee” Sizzi e Simone "AKirA" Trimarchi