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Cervello in Gioco: quando le neuroscienze scendono in campo

 

Partito il 6 ottobre in occasione della XXIII edizione del festival BergamoScienza e fruibile su prenotazione presso il BergamoScienceCenter fino al 21 dicembre, il laboratorio interattivo Cervello in Gioco rappresenta un’esperienza innovativa dove neuroscienze e performance atletica – videogame e movimenti corporali – si incontrano in un contesto accessibile a tutti, dagli 11 anni in su.

 

Il progetto è realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia nell’ambito dell’iniziativa Giochi della Cultura, il palinsesto di eventi culturali promossi in collaborazione con Triennale Milano che accompagna i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Un’occasione unica per dimostrare come cultura, scienza e sport possano dialogare creando esperienze innovative capaci di coinvolgere territori, istituzioni e cittadini.

 

La pratica sportiva in Italia

 

L’attività fisica rappresenta un pilastro essenziale per la salute e il benessere, come riconosciuto dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e, dal 2023, dalla Costituzione Italiana stessa, che ne esalta il “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico”.

 

I dati ISTAT mostrano una tendenza positiva per l'Italia: la consapevolezza sta crescendo, portando a una riduzione delle persone inattive, sebbene il Paese resti indietro rispetto ai parametri internazionali, e presenti al suo interno notevoli disuguaglianze distribuite a livello geografico, sociale e anagrafico. Nel 2024, oltre 21 milioni di persone dai 3 anni in su – il 37,5% della popolazione – hanno praticato sport nel tempo libero (in netta crescita rispetto al 26,6% del 1995), di cui quasi un terzo con continuità. La diffusione della pratica sportiva resta fortemente legata all’età, raggiungendo il picco tra gli 11-14enni, per i quali lo sport è occasione di piacere, socializzazione e apprendimento di valori.

Figura 1 – La pratica sportiva in Italia – Anno 2024, ISTAT 30 giugno 2025

 

All’aumento dei numeri, si accompagna una trasformazione profonda nel modo in cui definiamo e fruiamo l’attività sportiva: un atleta su cinque si allena utilizzando nuove tecnologie, come dispositivi indossabili, app e piattaforme web, segnando una crescente fusione tra vita reale e digitale. Questa digitalizzazione sta anche rivoluzionando la distinzione tra play (praticare lo sport) e display (assistere allo sport) e incoraggiando l’ascesa degli eSport, la cui ufficializzazione è culminata nel 2024 con la creazione degli Olympic Esports Games da parte del Comitato Olimpico Internazionale.

 

Il cervello: l’atleta invisibile

 

Non serve però fare riferimento agli eSport per capire che il cervello gioca un ruolo fondamentale nelle competizioni sportive, anche in quelle apparentemente basate su mere capacità fisiche come forza, resistenza e coordinamento: dietro ogni gesto tecnico, ogni strategia e ogni vittoria opera incessantemente un atleta invisibile, il cervello.

 

Gli studi dimostrano infatti che la vera differenza tra uno sportivo di alto livello e uno amatoriale non risiede solo nella prestanza fisica, ma soprattutto nelle abilità cognitive – alcune innate, ma la maggior parte sviluppate attraverso anni di pratica e di allenamento. Il cervello degli sportivi d’élite elabora informazioni visive più rapidamente, riconosce pattern complessi in frazioni di secondo, gestisce lo stress con maggiore efficacia e mantiene la concentrazione anche sotto pressione. Queste capacità cognitive – memoria, attenzione, capacità predittiva, decision-making rapido e gestione emotiva – sono il vero segreto nascosto tra le sinapsi dei campioni. Esempi come il portiere di hockey, che deve anticipare la trattoria del disco prima ancora che venga colpito dall’attaccante e prendere decisioni critiche in meno di 200 millisecondi, o lo sciatore di slalom, che legge il terreno e gestisce la tensione ad alta velocità, evidenziano il ritmo straordinario al quale si sottopone la mente degli sportivi d’élite.

 

Gamification: dalla teoria alla pratica

 

Ma come si possono comprendere questi meccanismi senza limitarsi alla sola teoria? Cervello in Gioco propone una serie di stazioni interattive dove sperimentare in prima persona come funziona il cervello sotto pressione. Esercizi di decision-making rapido mettono alla prova la capacità di scegliere la strategia giusta in pochi istanti. Test di riconoscimento di pattern sfidano i partecipanti a identificare schemi e sequenze, abilità fondamentali per anticipare le mosse degli avversari. Prove di memoria visuospaziale allenano quella capacità che permette agli sportivi di tenere traccia della posizione di tutti i giocatori in campo senza guardarli direttamente.

 

Il punto di forza del laboratorio risiede proprio nella sua capacità di sfruttare i principi della gamification per rendere accessibili concetti scientifici complessi delle neuroscienze cognitive: nel laboratorio, i partecipanti non solo mettono alla prova le proprie capacità mentali, ma ricevono feedback immediati, accumulano punteggi, affrontano sfide progressive, ricevono ricompense per i loro successi. Questo non solo mantiene alta la motivazione, ma rispecchia le dinamiche dell’allenamento sportivo, dove il feedback continuo e il raggiungimento di obiettivi incrementali sono essenziali per il miglioramento. La competizione amichevole tra partecipanti aggiunge poi un ulteriore strato di coinvolgimento emotivo. Il gioco diventa così il mezzo e il messaggio dell’esperienza educativa.

 

Oltre Bergamo: un messaggio in movimento

 

Nello spirito dei Giochi della Cultura e già a partire dai primi mesi del 2026, Cervello in Gioco farà tappa in altre città lombarde che saranno protagoniste delle Olimpiadi Invernali 2026, come Sondrio e Milano, ponendo a pubblici sempre nuovi i suoi messaggi universali sulla natura poliedrica dell’intelligenza, sul rapporto tra talenti innati e capacità apprese e sul valore sociale dello sport.

 

Perché comprendere come funziona la nostra mente, come allenare le capacità cognitive, e come emozioni e pensieri influenzano le nostre performance quotidiane, può trasformare il nostro modo di vivere ben oltre l’attività sportiva. E se è vero che esistono alcune predisposizioni che rendono certi individui più inclini a determinate discipline, è fondamentale altresì riconoscere che il cervello non è una struttura fissa, ma un organo plastico in continua evoluzione.

 

Lo sport diventa così una metafora potente: non un’arena dove battersi per un record, ma un percorso di crescita personale e di autoconsapevolezza. Cervello in Gioco ci ricorda che lo spirito olimpico non risiede solo nelle medaglie, ma nella scoperta continua dei limiti umani e nel coraggio di provare a oltrepassarli. E che questa scoperta, dopotutto, inizia dalla mente.