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Perché la paura dei pipistrelli dipende dalla nostra cultura?

 

di Andrea Locatelli

 

 

Gatti neri, civette, pipistrelli: la ricetta ideale per Halloween o per qualche film dell’orrore. Ma perché questi animali ci fanno paura, e quanto è giustificata? Nel corso della nostra evoluzione abbiamo imparato che un essere vivente diverso da noi portava spesso guai, soprattutto se lo incontravamo di notte, dove il nostro sviluppato senso della vista era reso inutile e dove potevamo esserne potenziali facili prede. Non stupisce perciò che nell’iconografia occidentale i demoni abbiano ali da pipistrelli mentre gli angeli siano piumati come i nostri cari, rassicuranti amici uccelli diurni. I pipistrelli, poi, “succhiano pure il sangue!” (in realtà solo 2-3 specie americane sulle più di 1.400 che popolano il pianeta) e “si attaccano ai capelli!” (no, per l’ennesima volta, non è vero). Ha davvero senso esserne spaventati?

 

Se prendiamo altre culture nel mondo, questi nostri cugini mammiferi (che abitavano la terra già da un po’ prima della nostra comparsa) sono visti tutt’altro che in malo modo. In Cina sono simbolo di fortuna, longevità e ricchezza, nelle leggende degli indiani d’America sono benevoli dèi che proteggono il villaggio, e in una narrazione legata alla religione islamica avevano addirittura aiutato Gesù nel suo peregrinare nel deserto.

 

Come mai esiste questa differenza nella percezione dei pipistrelli in zone diverse del mondo? Rispondiamoci con una domanda: siamo più diffidenti nei confronti dei nostri amici e persone care, o verso un gruppo di sconosciuti? Guarda caso, i picchi di distribuzione di numero e specie di questi affascinanti animali coincidono geograficamente con le aree del mondo nelle quali sono considerati benevoli e utili alleati dell’uomo. Qui le persone hanno storicamente condiviso più tempo ed esperienze con i pipistrelli.

 

 

 

 

La conoscenza è un antidoto alla paura, e conoscere questi animali potrebbe insegnarci la loro importanza come controllori nel numero di insetti e parassiti dannosi, come impollinatori di varie specie vegetali (incluso l’agave… perciò se amate la tequila, ringraziate i pipistrelli) e non solo!

 

Recentemente l’immagine pubblica di questi animali è stata nuovamente danneggiata dal fatto che sono stati considerati gli “untori” responsabili della pandemia di coronavirus. I pipistrelli sono infatti in grado di resistere a diversi patogeni senza ammalarsi, e di trasmetterli. Ma è colpa loro? O piuttosto il problema va ricercato nell’uso scellerato di risorse naturali ad opera dell’uomo che ha creato la tempesta perfetta perché avvenisse un salto di specie del Covid19?

 

Perché invece non tramutare questa loro caratteristica in un’opportunità per comprendere le basi molecolari della loro “invincibilità” ai virus, o di altri superpoteri dei pipistrelli come l’ineguagliabile longevità e resistenza alle malattie dell’invecchiamento, incluso il cancro? Conoscere questi animali e mettere da parte inutili paure e preconcetti potrebbe rivelarsi oggi una mossa molto saggia, addirittura rivoluzionaria: i pipistrelli potrebbero insegnarci qualcosa in più su come vivere più a lungo e meglio. Sta nuovamente a noi fare la scelta giusta.



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Lunga vita al pipistREllo

con Andrea Locatelli, Stefania Leopardi e Agnese Collino